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Advisory Insights

Le imprese italiane si aprono al mercato dei capitali


15 Aprile 2019

Forme alternative di finanziamento delle imprese: dal minibond al private equity

Le aziende italiane evidenziano un rapporto di indebitamento alto, a seconda della dimensione i debiti finanziari sono mediamente pari a tre/quattro volte il margine operativo lordo, valore in leggero calo ma comunque in assoluto significativo. Il sistema è tra l’altro sempre stato fortemente bancocentrico, anche se negli ultimi anni la crescita della cultura finanziaria, alcune disposizioni normative mirate a favorire lo sviluppo di forme di finanziamento alternative e soprattutto le difficoltà di accesso al credito bancario, hanno favorito la diversificazione delle fonti. 

Dal 2012 processo di liberalizzazione delle emissioni obbligazionarie

A partire dal 2012 è stato avviato un processo di liberalizzazione mirato a rimuovere gli ostacoli normativi all’accesso diretto al mercato dei capitali di debito da parte delle PMI non quotate. Il primo provvedimento è rappresentato dal DL 83/2012 che ha superato alcuni limiti all’emissione di obbligazioni, in primis quello previsto dall’art 2412 del cc secondo cui le emissioni non potevano superare come importo il doppio del capitale sociale e delle riserve disponibili. Tale scenario ha favorito la conseguente apertura e sviluppo del mercato dei “minibond”.

Alla fine del 2018 erano state lanciate 345 emissioni sul mercato ExtraMOT Pro, gestito da Borsa Italiana e riservato agli operatori professionali, per un importo complessivo di 19 miliardi di €. Quasi 290 emissioni riguardano un taglio inferiore a 50 milioni di €, con size media pari a 7 milioni di € e scadenza leggermente inferiore a 5 anni.  

I vantaggi per gli emittenti sono molteplici: dalla diversificazione delle fonti di finanziamento con conseguente miglioramento dello standing creditizio, alla possibilità di portare a medio lungo termine parte del debito, alla visibilità e possibilità di farsi conoscere dagli investitori istituzionali.

Crescita costante e significativa del Private Debt  

Negli ultimi anni sono entrati nel mercato anche operatori di Private Debt, che tipicamente gestiscono dei fondi comuni che investono in strumenti finanziari di debito emessi dalle imprese – quali minibond o altri titoli obbligazionari – ma erogano anche finanziamenti, sotto forma di trattativa privata. Questi soggetti presentano, in termini di struttura giuridica e di operatività, alcune analogie con gli operatori attivi nel private equity. Per ora si tratta di numeri piccoli ma il tasso di crescita è significativo. Nel 2018 sono state chiuse in Italia più di 140 operazioni per un controvalore complessivo superiore al miliardo di € e nuovi operatori continuano ad affacciarsi sul mercato.

Si consolida il mercato del Private Equity in Italia: crescita su tutti i segmenti

Le risorse finanziarie possono essere reperite anche a titolo di capitale e su questo fronte si segnala come il mercato del private equity e del venture capital abbia visto nel 2018 in Italia circa 360 operazioni (+15% sul 2017) per un importo complessivo di 9,7 miliardi di €. Si tratta di quasi il doppio degli investimenti dell’anno precedente anche se va tenuto in considerazione il fatto che al netto di alcune grandi operazioni, in particolare nel settore delle infrastrutture, la crescita degli importi investiti si limita al 15%. Sono aumentate le operazioni su tutti i segmenti: early stage, expansion, buyout.

Forte vocazione internazionale, posizionamento di mercato e possibilità di crescere per linee esterne: i tre driver del private equity

Le operazioni di private equity riguardano in gran parte PMI, spesso con un cambio di controllo anche se la quota di operazioni di minoranza non è trascurabile. I target di investimento sono rappresentati da aziende con una forte vocazione all’estero grazie al marchio “made in Italy”, che abbiano un buon posizionamento di mercato e potenzialità di crescita ma anche necessità di managerializzazione o che possano fungere da aggregatori di realtà minori in un mercato frammentato. Spesso l’apertura del capitale è legata anche a problemi di passaggio generazionale o comunque alla necessità di un riassetto azionario.

Programma Elìte di Borsa Italiana: trampolino per la quotazione e per l’accesso ai mercati di capitali 

Sempre lato equity segnaliamo che il 2018 ha visto un buon numero di quotazioni sui listini gestiti da Borsa Italiana. Ci sono state 38 ammissioni, in prevalenza sull’AIM dove spicca il numero significativo di SPAC. Molte società si sono avvicinate alla quotazione, alle emissioni obbligazionarie o alle operazioni di M&A e private equity, dopo essere entrate nel programma Elìte, una piattaforma internazionale promossa da Borsa Italiana e da altre istituzioni partner, creata per supportare le aziende eccellenti a realizzare i loro progetti di sviluppo. Attualmente fanno parte del programma oltre 1000 aziende,‎ da 40 Paesi, rappresentative di oltre 34 settori ‎e con ricavi aggregati che superano i 39 miliardi di euro.